Wednesday, December 12, 2012
Friday, November 30, 2012
Entrevista en LiberWeb
Claudia Rueda - La ricerca dell’indipendenza è trasversale
Claudia Rueda, colombiana, ha vinto ex-aequo il Premio Nati per leggere 2012 nella sezione “Nascere con i libri” con No (Lapis, 2011). Le origini della sua passione per l’illustrazione, il confronto con bambini di diversi ambiti culturali e le sue idee sulla lettura prescolare in questa intervista raccolta da Rita Valentino Merletti.
Raccontami un po' di te: come hai cominciato a creare libri per bambini molto piccoli?
Fin da quando ero bambina mi sentivo a mio agio solo con una matita in mano. Ho preso lezioni di disegno e di arte durante i primi anni dell'università anche se in realtà frequentavo la facoltà di legge (sì, lo so che può sembrare strano). Nel frattempo lavoravo per alcune importanti testate giornalistiche colombiane come vignettista. È stato un lavoro decisivo e importante per la mia futura carriera perché durante quel periodo ho affinato moltissimo le mie capacità grafiche e creative. Ero costretta a leggere i giornali alla mattina presto e entro mezzogiorno dovevo aver tradotto su carta le idee che la lettura mi aveva suggerito. La mia tesi di laurea è stata una storia illustrata del diritto romano ed è diventata il mio primo libro. Dopo la laurea ho cercato di lavorare come avvocato ma non mi piaceva per niente. Mi sono sposata, ho lasciato la Colombia e mi sono trasferita in California. Lì, all’università di San Francisco ho fatto un corso di computer graphic, uno strumento che all’epoca era nuovo e rivoluzionario. Contemporaneamente ho frequentato un corso sull’illustrare libri per bambini. Non avrei mai immaginato allora che quello sarebbe stato il primo passo della mia carriera come autore. Anche in questo caso la tesi finale è diventata un libro, il primo per bambini. Dopo tre anni passati in California mi sono trasferita a Barcellona, città dalla quale mi è stato molto più facile frequentare la fiera internazionale del libro di Bologna, dove ho stabilito i miei primi veri contatti di lavoro nel settore. Tornata in Colombia, dove attualmente vivo, ho partecipato a un importante premio letterario in Messico e ho vinto, intensificando ancora i miei rapporti con l'editoria per ragazzi.
No è stato tradotto in molte lingue e ha attraversato contesti culturali molto diversi: hai notato differenze nel modo in cui è stato recepito dai bambini e/o dagli adulti? A quale età, nei diversi paesi viene ritenuto più appropriato?
Ho avuto la possibilità di leggere No a bambini di contesti culturali molto diversi ed è stata sempre un'esperienza bellissima. I bambini sembrano capaci di identificarsi completamente con i personaggi dei libri e ridono sempre moltissimo quando capiscono completamente la storia. L'ho letto a bambini della scuola dell’infanzia e a bambini del kindergarten (5-6 anni). L'ho letto in aree rurali e urbane della Colombia e del Messico. L’ho letto a bambini più grandi in Spagna e in Italia. So di alcune mamme che lo hanno regalato a figli adolescenti. La ricerca di indipendenza del teenager assomiglia molto a quella del bambino di due anni.
Pensi che l'odierna offerta editoriale di libri per bambini molto piccoli (6-36 mesi) corrisponda ai loro bisogni cognitivi e percettivi?
Non penso di possedere una visione completa dell’offerta editoriale. Per quanto posso osservare vedo che sono ancora troppi i libri con una esplicita finalità educativa (La mela rossa, Il coniglio mangia le carote, ecc). Fortunatamente sono anche molti i libri che invitano il bambino al gioco e all’esplorazione più creativa
Che cosa pensi di progetti di early literacy che enfatizzano il leggere ad alta voce ai bambini prima del loro ingresso a scuola?
Non sono un'esperta in early literacy ma dalla mia esperienza con i bambini piccoli so che loro rispondono in modo entusiastico all’ora della storia proposta dalle biblioteche o dalle scuole dell'infanzia. Esplorano le immagini, scelgono i libri preferiti, ripetono le storie che hanno sentito leggere con gli adulti che stanno loro intorno. Leggere storie è un regalo, insegnare in modo “formale” è noioso per i bambini piccoli
Quanto è diffuso in Colombia il leggere ad alta voce ai bambini? È considerato equivalente al raccontar storie?
La maggior parte dei giovani delle aree rurali della Colombia è stata costretta a emigrare nelle grandi città ed è andata persa così gran parte della tradizione orale, che rimane viva solo in piccole aree del paese e all’interno di gruppi indigeni. In compenso, negli ultimi 10-15 anni si è diffusa, nelle città, l’abitudine di leggere ai bambini. Le nuove biblioteche pubbliche hanno spazi dedicati ai bambini piccoli e bibliotecari e insegnanti hanno adesso un ruolo fondamentale nel promuovere la lettura tra i bambini dal momento che molti genitori non sanno leggere e scoprono con i loro bambini l’importanza di avere accesso ai libri.
Fin da quando ero bambina mi sentivo a mio agio solo con una matita in mano. Ho preso lezioni di disegno e di arte durante i primi anni dell'università anche se in realtà frequentavo la facoltà di legge (sì, lo so che può sembrare strano). Nel frattempo lavoravo per alcune importanti testate giornalistiche colombiane come vignettista. È stato un lavoro decisivo e importante per la mia futura carriera perché durante quel periodo ho affinato moltissimo le mie capacità grafiche e creative. Ero costretta a leggere i giornali alla mattina presto e entro mezzogiorno dovevo aver tradotto su carta le idee che la lettura mi aveva suggerito. La mia tesi di laurea è stata una storia illustrata del diritto romano ed è diventata il mio primo libro. Dopo la laurea ho cercato di lavorare come avvocato ma non mi piaceva per niente. Mi sono sposata, ho lasciato la Colombia e mi sono trasferita in California. Lì, all’università di San Francisco ho fatto un corso di computer graphic, uno strumento che all’epoca era nuovo e rivoluzionario. Contemporaneamente ho frequentato un corso sull’illustrare libri per bambini. Non avrei mai immaginato allora che quello sarebbe stato il primo passo della mia carriera come autore. Anche in questo caso la tesi finale è diventata un libro, il primo per bambini. Dopo tre anni passati in California mi sono trasferita a Barcellona, città dalla quale mi è stato molto più facile frequentare la fiera internazionale del libro di Bologna, dove ho stabilito i miei primi veri contatti di lavoro nel settore. Tornata in Colombia, dove attualmente vivo, ho partecipato a un importante premio letterario in Messico e ho vinto, intensificando ancora i miei rapporti con l'editoria per ragazzi.
No è stato tradotto in molte lingue e ha attraversato contesti culturali molto diversi: hai notato differenze nel modo in cui è stato recepito dai bambini e/o dagli adulti? A quale età, nei diversi paesi viene ritenuto più appropriato?
Ho avuto la possibilità di leggere No a bambini di contesti culturali molto diversi ed è stata sempre un'esperienza bellissima. I bambini sembrano capaci di identificarsi completamente con i personaggi dei libri e ridono sempre moltissimo quando capiscono completamente la storia. L'ho letto a bambini della scuola dell’infanzia e a bambini del kindergarten (5-6 anni). L'ho letto in aree rurali e urbane della Colombia e del Messico. L’ho letto a bambini più grandi in Spagna e in Italia. So di alcune mamme che lo hanno regalato a figli adolescenti. La ricerca di indipendenza del teenager assomiglia molto a quella del bambino di due anni.
Pensi che l'odierna offerta editoriale di libri per bambini molto piccoli (6-36 mesi) corrisponda ai loro bisogni cognitivi e percettivi?
Non penso di possedere una visione completa dell’offerta editoriale. Per quanto posso osservare vedo che sono ancora troppi i libri con una esplicita finalità educativa (La mela rossa, Il coniglio mangia le carote, ecc). Fortunatamente sono anche molti i libri che invitano il bambino al gioco e all’esplorazione più creativa
Che cosa pensi di progetti di early literacy che enfatizzano il leggere ad alta voce ai bambini prima del loro ingresso a scuola?
Non sono un'esperta in early literacy ma dalla mia esperienza con i bambini piccoli so che loro rispondono in modo entusiastico all’ora della storia proposta dalle biblioteche o dalle scuole dell'infanzia. Esplorano le immagini, scelgono i libri preferiti, ripetono le storie che hanno sentito leggere con gli adulti che stanno loro intorno. Leggere storie è un regalo, insegnare in modo “formale” è noioso per i bambini piccoli
Quanto è diffuso in Colombia il leggere ad alta voce ai bambini? È considerato equivalente al raccontar storie?
La maggior parte dei giovani delle aree rurali della Colombia è stata costretta a emigrare nelle grandi città ed è andata persa così gran parte della tradizione orale, che rimane viva solo in piccole aree del paese e all’interno di gruppi indigeni. In compenso, negli ultimi 10-15 anni si è diffusa, nelle città, l’abitudine di leggere ai bambini. Le nuove biblioteche pubbliche hanno spazi dedicati ai bambini piccoli e bibliotecari e insegnanti hanno adesso un ruolo fondamentale nel promuovere la lettura tra i bambini dal momento che molti genitori non sanno leggere e scoprono con i loro bambini l’importanza di avere accesso ai libri.
(da LiBeR 96)
Wednesday, November 28, 2012
Monday, November 19, 2012
Sunday, November 18, 2012
En la Biblioteca el Tintal
Estuvimos ayer leyendo historias, hablando de libros y dibujando osos con los niños de la Biblioteca Pública El Tintal en la ciudad de Bogotá.
Muchas gracias a los organizadores por invitarme y a los niños por participar.
Muchas gracias a los organizadores por invitarme y a los niños por participar.
Saturday, November 3, 2012
Autora Invitada en GRETEL
Muy honrada de ser la autora invitada en Gretel este mes. Acá el texto que escribí con motivo de la invitación:
http://literatura.gretel.cat/es/content/claudia-rueda
Texto de Claudia Rueda para GRETEL
"Es tu ficción lo que me
interesa" decía Asimov. Esa frase me simpatiza. No busco gusanos debajo de
las piedras, busco historias. Y cuando las encuentro no las pienso en palabras,
sino en imágenes. No lo decido yo sino que así funciona, como en los sueños. Y
entonces me encuentro con el libro álbum y allí navego.
"Unos se pierden en lo que leen
y otros se encuentran", escribía Paul Valéry. Yo me encuentro en lo que
leo y me pierdo en lo que escribo, y viceversa. Cuando dibujo historias pierdo
mi disfraz de adulto y dejo hablar a la parte de mí que no ha crecido cínica y
hastiada. Vuelvo a jugar. Y lo que escribo resulta ser literatura infantil, por
coincidencia.
De niña no conocí el libro álbum,
pues no existía en el lugar donde crecí. Mis primeras lecturas fueron los
cuentos de Grimm, Andersen y Oscar Wilde. Más tarde me perdía y me encontraba
entre Cortázar y Nietzsche, John Lennon y Roger Waters. Coleccionaba a Winsor Mc
Cay, Quino, Enki Bilal y Moebius. Ahora, cualquier género artístico es mi
favorito; llevo los sentidos abiertos y atrapo lo que me gusta. Soy como el
zorro de Isaiah Berlin. Me mueven las animaciones de Miyazaki o de Yuri
Norstein, los diseños de Bruno Munari, los graffitis de Banksy, las
ilustraciones de Saul Steinberg y Ralph Steadman, las fotografías de Joel Peter
Witkin, la poesía de Emily Dickinson, de Rilke o de Luis Rosales, los textos de
Marguerite Yourcenar, de Galeano, de Orwell.
Siempre me han atraído los lugares
no comunes a los que me llevan El Bosco, Caspar David Friedrich y Edward
Hopper. Quisiera un poco de la luz de Rembrandt, la locura de Munch, el
desenfreno del Goya oscuro, la rareza de Max Ernst, el misterio de Leonora
Carrington y los colores de Paul Klee. Y por supuesto, aspiro diariamente a la
necesidad de crear de Picasso. Intento aprender de la libertad de la pintura
japonesa y de los dibujos que hacen los niños antes de saber escribir.
Me gusta el libro álbum con la
inteligencia y el humor de Dr. Seuss y David Mc Kee, el ingenio de Crockett
Johnson, la plasticidad de Kvĕta
Pacovská, la irreverencia de Babette Cole, la ingenuidad de Tomi Ungerer
y Arnold Lobel, la frescura de Serge Bloch y Suzy Lee y la poesía de Shaun Tan.
Disfruto descubriendo tesoros olvidados en los libros de Fernando Krahn, Peter
Newell, Ellen Raskin o Margaret Wise Brown.
Colecciono frases y pensadores
favoritos. Me gustan la rebeldía y el compromiso. Prefiero al lobo que a la
oveja. Le temo a la atrofia de la imaginación, al imperativo de la
homogenización y al reemplazo de la experiencia directa por el testimonio de la
pantalla. Cuando estoy en el margen busco una biografía, formal o informal, de
alguien que haya caminado por el borde. Así me siento en buena compañía y
sonrío de nuevo. No creo en las tendencias, ni en las ideas comunes. La creatividad
es de uno solo.
"La poesía no quiere adeptos,
quiere amantes" decía García Lorca. Por eso hablo del compromiso. El
proceso creativo no es en bajada, sino que se parece más a subir una montaña. Y
sólo encuentro cosas si estoy subiendo. Necesito sorprenderme, estar apasionada
por lo que hago, renovándome y no acomodándome en una fórmula que vende, por
más que venda. No repito mis aciertos. Si un proyecto no me entusiasma, ya sé
que no va a prosperar. Sale mal sin ganas y no sale si no hay compromiso y horario.
La pluma era la lengua del alma para
Cervantes. Yo la encuentro en el lápiz. Me gustan la fuerza y la intención del
trazo sobre el papel y la forma como revela el proceso. Luego y solo al final
viene el color, que es tan importante para mí como los espacios que dejo en
blanco. A veces uso color de acuarela, otras veces color de pixeles. El peso
emocional de la historia es el que al final decide la técnica que mejor habla.
No creo en la textura por la textura.
Creo en el diálogo. Para eso están
los libros y los buenos amigos. Para eso los encuentros y también los
desencuentros. Te ves en el otro, como decía Sartre (aunque para él era un
infierno). Por eso, después de terminar un proyecto de libro álbum se lo
muestro a mis hijas, lo enseño a mi editor, lo leo en voz alta. No busco una
aprobación, sino el reflejo y la perspectiva. Cuando estás tan inmerso entre
los árboles de un proyecto ya no ves el bosque. Por eso en ese momento
necesitas salir y contárselo a alguien, pero no a cualquiera.
"Los artistas no escogen sus
temas, los temas los escogen a ellos", decía Oscar Wilde. Pasamos con
frecuencia de títere a titiritero y al revés.Y en ese ir y venir empieza a
germinar la idea. Por eso viene bien tener a mano una libreta y un lápiz. Pero la idea es solamente una semilla que
necesita fermentarse y buscar un vehículo que se llama historia. En ese momento
hace falta perderse para encontrar. Perderse en los libros, el cine, el teatro,
una entrevista, un viaje, lo que sirva. Y a veces las ideas resultan bien, y
muchas otras veces no resultan. La flecha que da en el blanco es el resultado
de mil que no atinaron, dicen en oriente. Eso se aplica al talento.
La creatividad es una enfermedad
incurable. Necesita estar alimentándose, cambiando de lugar, dejando huellas
por todas partes. El secreto es la curiosidad, el lugar es la imaginación y la
forma es mantenerse trabajando.
Claudia Rueda
http://literatura.gretel.cat/es/content/claudia-rueda
Monday, October 29, 2012
Un queso en Eterna Cadencia
Además de gustarme mucho el nombre, Eterna Cadencia es un blog que vale la pena leer. Recientemente mi libro Dos Ratones, Una Rata y una Queso ha sido invitado por la pluma de Coni Salgado.
http://blog.eternacadencia.com.ar/archives/2012/24469
:: LECTURAS ::
¿Quién se ha llevado mi queso?
16-08-2012 | Coni Salgado
Una lectura de Dos ratones, una rata y un queso, escrito e ilustrado por Claudia Rueda (Ed. Océano-Travesía).
Por Coni Salgado.
Lo importante de un buen libro quizás sea el mientras tanto. O lo que dure ese recorrido de lectura. No nos importará que un cuento se inicie con un golpe al corazón y se remate en un final de manera magistral, si en el medio y entre ambos recursos literarios no hay una buena historia.
Algunas narraciones se vuelven deliciosas cuando nos recuerdan una anécdota de la infancia o nos llevan a repasar ejemplos de la vida cotidiana. Los buenos libros nos trasladarán sin proponérselo a lugares asociados libremente por cada lector.
La primera vez que di una lección en mi vida (no recuerdo la edad como no recordé en su momento la lección) todo sucedió muy rápido. Quise no tener nombre ni apellido, pero cuando se escuchó en toda el aula, me paré adelante de mis compañeros. Quería con todas mis fuerzas que se hiciera un pozo por debajo de mis pies para desaparecer por completo.
“La cadena alimentaria” dije, y ya no se me escuchó decir nada más. Me quedé parada mirando al resto de la clase, gesticulaban todo tipo de expresiones con las cejas, las bocas y los ojos y con movimientos de cabeza para darme ánimo a seguir. La clase entera y yo fuimos cómplices del intento, pero el silencio fue sepulcral y duró lo que dura la eternidad, aunque en realidad haya sido cuestión de segundos. Miré fijamente a la maestra y le dije: “No estudié”.
“La cadena alimentaria” dije, y ya no se me escuchó decir nada más. Me quedé parada mirando al resto de la clase, gesticulaban todo tipo de expresiones con las cejas, las bocas y los ojos y con movimientos de cabeza para darme ánimo a seguir. La clase entera y yo fuimos cómplices del intento, pero el silencio fue sepulcral y duró lo que dura la eternidad, aunque en realidad haya sido cuestión de segundos. Miré fijamente a la maestra y le dije: “No estudié”.
Y no había estudiado.
No me olvido de ese día. Fue la primera vez que no le encontré sentido alguno al método. Seguramente si me hubieran preguntado qué pensaba sobre la alimentación de los animales y cómo suponía yo que se daban estos vínculos, habría respondido perfectamente. O si me hubieran sugerido que lo dibujara o que lo plasmara con maderitas, témperas o con mis compañeros representando la cadena alimentaria, hubiera demostrado que sí lo entendía. Hubiera dicho por ejemplo que Gómez (piraña) se comería a López (renacuajo), pero que más tarde llegaría Gutiérrez (tiburón) y con sus mil dientes se devoraría a Gómez y a López juntos de un bocado. Desde muy chica, y como todos los niños, sabía cómo se produce ese efecto de cajas chinas inversas entre comidos y comensales.
Pero se esperaba de mí que repitiera algo que decía un manual. Algo que había tenido que subrayar unos días antes para contestar en un cuaderno. Información aburrida que en nada se parecía a quedarse horas mirando un estanque y viendo cómo se alimentan los peces, de qué forma un sapo se come a una luciérnaga en las noches de verano o se convierte él mismo en el manjar de un gato sigiloso.
En el libro Dos ratones, una rata y un queso Claudia Rueda convierte el ”mientras tanto” en algo más rico que un queso parmesano. El protagonista, Eugenio, es un ratón que tiene mucha hambre. Revuelve la basura y no encuentra más que tuercas y latas vacías. Pero la suerte se pone de su lado y aparece un trozo amarillo y apestoso que se convierte en la cena soñada.
O casi soñada, porque por uno de los agujeros del queso percibe a otro ratón que lo atraviesa con su mirada. Los dos ratones discuten por el trozo de queso de la basura hasta que otra rata bastante inteligente los interroga.
–¿Por qué pelean mis queridos amigos? Todo se puede resolver con ingenio y sin violencia –interrumpió una rata vieja y astuta.
La rata los convence de que construyan una balanza y partan el queso en dos mitades idénticas para repartírselo en partes iguales y no pelear.
Pero las dos partes nunca eran idénticas,así que la rata les rebanaba la parte sobrante y se la zampaba.
Y ahí va el cuento: ante los ojos atónitos de los ratones, la rata sigue comiendo el queso hasta que queda un trozo muy delgado y se lo adjudica como pago por ayudarlos a resolver el conflicto. La historia continúa de manera pícara y divertida, a la vuelta de la esquina, a la espera del siguiente depredador.
Las ilustraciones son maravillosas, las expresiones en las miradas y en los diálogos de los ratones logran transmitir las diferentes emociones generadas en la lucha de los roedores por llegar a un acuerdo y saciar el hambre. El trazo en lápiz y el final feliz poco feliz hacen uso con humor de una ironía similar a la vida misma.
Siempre necesité que me contaran una buena historia, que me llevaran a una granja o que me dieran a elegir qué germinar, además de porotos pálidos entre algodones asfixiantes. Durante mi escolarización, la escena descripta se repetiría muchísimas veces más. “No estudié” era una frase habitual en mí y después de decirla la presión cedía y me volvía sin que se me moviera un pelo a mi asiento. Tal vez me generaba un poco de vergüenza, pero siempre tuve en claro que el método educativo de repetir sin pasión no era lo mío.
Muchos años después me volví maestra de niños muy chiquitos. En ese mundo infantil el aprendizaje aún conserva la cordura de la experimentación directa. El títere lobo se come a caperucita. Una marioneta perro te ladra y te muerde un pie. Pollitos de cartón se comen el maíz que les deja una mamá gallina hecha en cartulina de mil colores. El soporte de estos escenarios suele ser la literatura. Y sin que el fin sea el aprendizaje, los niños aprenden como consecuencia de sucesos que se generan a través de un cuento. Y sin saber leer manuales internalizan que los gatos se comen a los ratones, que a los lobos de cuento las abuelas les parecen deliciosas y que en la boca de una ballena cabe una ciudad enorme.
Como en este cuento, en donde cualquier similitud con la realidad, es pura coincidencia.
http://blog.eternacadencia.com.ar/archives/2012/24469
Monday, October 22, 2012
The Future That Was
Le problème avec notre époque est que le futur n'est plus ce qu'il était
Paul Valéry
The problem with our times is that the future is not what it used to be
Paul Valéry
Paul Valéry
The problem with our times is that the future is not what it used to be
Paul Valéry
Sunday, October 14, 2012
Wacom Crow
I just got a new Wacom tablet with more than one thousand pressure levels. It's still far from what you get with a pencil, but much more than what you get with a mouse. Anyway, I like all three.
Saturday, October 13, 2012
Tuesday, September 25, 2012
Monday, September 24, 2012
En el Seminario de Literatura Infantil en Medellin
Compartimos un rato muy especial con Javier Sáenz Castán, Ignasi Blanch y Gerald Espinoza.
El tema era el del ilustrador como mediador en el fomento de la literatura.
Acá el link al sitio del evento.
El tema era el del ilustrador como mediador en el fomento de la literatura.
Acá el link al sitio del evento.
Genial descripción en la edición francesa
"Avant de laisser votre enfant aborder tout seul la théorie de la relativité générale d’Einstein, familiarisez-le avec ce concept ô combien complexe ! Lisez avec lui Tout est relatif." Kaléidoscope .
Tuesday, July 3, 2012
Reviews for "Non" (Rue du Monde)
Un tendre bras de fer entre la fougue de la jeunesse et la sagesse de l'âge.
A travers la désobéissance d'un ourson qui ne veut pas aller se coucher, Claudia Rueda joue sur les dangereuses similitudes de l'enfouissement, l'ensevelissement, l'étouffement, l'entêtement et l'enlacement.
Dès l'âge de 2 ans, il y aura un réel plaisir à s'engouffrer dans ces pages neigeuses, à la suite du petit plantigrade kamikaze au regard profond comme le sol qui se dérobe sous ses pattes. Le graphisme est d'une rondeur stylée, et le texte, vif et simple, un tendre bras de fer entre la fougue de la jeunesse et la sagesse de l'âge.
A travers la désobéissance d'un ourson qui ne veut pas aller se coucher, Claudia Rueda joue sur les dangereuses similitudes de l'enfouissement, l'ensevelissement, l'étouffement, l'entêtement et l'enlacement.
Dès l'âge de 2 ans, il y aura un réel plaisir à s'engouffrer dans ces pages neigeuses, à la suite du petit plantigrade kamikaze au regard profond comme le sol qui se dérobe sous ses pattes. Le graphisme est d'une rondeur stylée, et le texte, vif et simple, un tendre bras de fer entre la fougue de la jeunesse et la sagesse de l'âge.
Le 15/10/2011 - Mise à jour le 10/10/2011 à 16h30
Marine Landrot - Telerama n° 3222
Marine Landrot - Telerama n° 3222
L'obstination d'un ourson et la patience d'une mère devant la résistance de son enfant.
Que c'est dur d'obéir toujours à ses parents! Qu'il est dur d'aller se coucher, surtout pour la longue nuit de l'hibernation qui attend le petit ours frondeur du délicieux album de Claudia Rueda. Sur le thème de l'opposition parent/enfant, nous suivons, au milieu d'un paysage de plus en plus enneigé, l'obstination d'un ourson et la patience d'une mère devant la résistance de son enfant. Et cet enfant ira jusqu'au bout, trop loin peut être, créant ainsi un suspens effrayant dans les dernières pages de cet album très réussi.
...le besoin vital de s'opposer pour mieux grandir.
A 2 ou 3 ans, on se sent si fort qu'on veut n'en faire qu'à sa tête... Quitte à s'offrir une belle frayeur! L'auteur et illustratrice de ce livre est une colombienne qui, après des études de droit et d'art et la pratique de la caricature politique, signe quelques beaux livres pour les enfants. Le style est direct, le message clair sans être pesant et l'album se révèle tendre et cotonneux sur le besoin vital de s'opposer pour mieux grandir.
L'Animation. Ed. Fev. 2012
Entre le désir d'indépendance et le besoin de sécurité
Un très joli album qui parle des tiraillements du petit enfant, pris entre son désir d'indépendance et son besoin de sécurité. Le texte est simple et court pour laisser place à un graphisme très épuré, rendant bien l'ambiance de l'hiver.
Libby Lit. nov-dec 2012
A l'âge du "non!"
Une métaphore qui touche les petits, pleine de tendresse et d'amour. Écrite avec sensibilité, elle aborde l'envie de liberté, d'emancipation et la protection parentale avec justesse. A l'âge du "non!", cet album délicieux est un plaisir à partager avec les enfants blottis contre soi.
L'ndependant. Supplement 17 Sep 2011
Tuesday, June 12, 2012
Tout est Relatif (Kaléidoscope)
The French edition of my book Todo es Relativo has just come out. You can find it at Amazon or at Fnac.
Friday, June 1, 2012
Huff & Puff in Twenty by Jenny
Who’s the Big Bad Wolf?
Here’s the genius behind Huff & Puff by Claudia Rueda: The toddler gets to play the big bad wolf.
Forget the iPad (just for a moment). This is what interactive reading is all about. The child gets to discover, by turning the pages, why those holes in the pages seem to be related to the pile of straw or sticks on the next page. And, as the story continues, readers also realize why the three pigs don’t look frightened that a wolf just blew their houses down. The experience of reading aloud together is itself interactive. But add to that a clever activity that’s intrinsic to the story, and you have a truly rewarding and playful interactive experience.
Certain stories almost seem to be known at birth. The Three Little Pigs is one of them. Goldilocks and the Three Bears is another. But there may be no greater refrain than “I’ll huff and I’ll puff and I’ll blow your house down.” A die-cut hole in the middle of the page makes it seem as though the child’s strong “blow” travels through the opening and knocks down the house of straw and sticks (and finally blows out the candles on a birthday cake). Like Press Here, the book’s pages seem to anticipate the child’s actions and “react” to them, which delights the child. When I got to interview Claudia Rueda for Kirkus Reviews, she said, "I wanted the reader to be one of the characters."
I must confess that I did not get the conceit until my third reading of the book (and admitted this to the author), but toddlers get it immediately. They know they’re the ones blowing the houses down. And they’ll want to do it over and over again.
Forget the iPad (just for a moment). This is what interactive reading is all about. The child gets to discover, by turning the pages, why those holes in the pages seem to be related to the pile of straw or sticks on the next page. And, as the story continues, readers also realize why the three pigs don’t look frightened that a wolf just blew their houses down. The experience of reading aloud together is itself interactive. But add to that a clever activity that’s intrinsic to the story, and you have a truly rewarding and playful interactive experience.
Certain stories almost seem to be known at birth. The Three Little Pigs is one of them. Goldilocks and the Three Bears is another. But there may be no greater refrain than “I’ll huff and I’ll puff and I’ll blow your house down.” A die-cut hole in the middle of the page makes it seem as though the child’s strong “blow” travels through the opening and knocks down the house of straw and sticks (and finally blows out the candles on a birthday cake). Like Press Here, the book’s pages seem to anticipate the child’s actions and “react” to them, which delights the child. When I got to interview Claudia Rueda for Kirkus Reviews, she said, "I wanted the reader to be one of the characters."
I must confess that I did not get the conceit until my third reading of the book (and admitted this to the author), but toddlers get it immediately. They know they’re the ones blowing the houses down. And they’ll want to do it over and over again.
POSTED BY TWENTYBYJENNY AT 6:07 AM
En Casa Anita - Barcelona
Una tarde en Casa Anita, una encantadora librería infantil en Barcelona. Acá con Oblit, su creadora y muy queridos asistentes en el jardín del lugar.
Gracias a mi amiga Anna por enviarme estas fotos.
Gracias a mi amiga Anna por enviarme estas fotos.
Tuesday, May 29, 2012
Taller de Anaconda en Bosa
Los niños de Bosa, al borde sur occidental de Bogotá, fabricando una anaconda gigante después de que leímos el libro.
Una valiosa iniciativa de la Fundación AR, que construye y dota bibliotecas infantiles en los conjuntos residenciales populares de su constructora.
Una valiosa iniciativa de la Fundación AR, que construye y dota bibliotecas infantiles en los conjuntos residenciales populares de su constructora.
Friday, May 25, 2012
Tuesday, May 22, 2012
From childrensbooksguide
Fractured fairy tales are interesting. There’s a familiar underlying story that you already know you’re bound to like, and then a twist on it, which you may like or you may not. Either way, it’s a read that grabs your attention. Huff & Puff, written by Claudia Rueda, is a new take on Three Little Pigs. It’s an interactive book that will keep kids engaged right up to the surprise ending.
In Huff & Puff we meet the first pig, building its house out of straw. Then, through a small cut-out circle that goes through to the next page, the reader is encouraged to act out the part of the Big Bad Wolf and blow the house down. Second pig is the same deal, house made out of sticks and the reader huffing and puffing to blow the house down. Of course, neither house can withstand the might of such gusts and they both collapse. The third one, however, is made of bricks. Genius. And alas, we cannot blow it down. What happens next? In the original story, the third pig is happy, safe and sound in its sturdy home. In Huff & Puff there’s an alternate ending that is much happier for everyone, and really, who doesn’t like happy endings?
Claudia Rueda really simplifies the story. Each page has just about a sentence on it, just enough to guide the reader along and hold their attention. The illustrations are superb. I took one look at the cover and fell in love with how Rueda did the artwork for this book. I really cannot put words to how lovely they are; my descriptions will not do them justice. The pigs are round and jolly, with adorable snouts and small black piggy eyes. On one page the pig is shown building its house on a plain white background, and the next page on the spread is filled with straw, sticks, or bricks depending on what you’re trying to blow down. I found the illustrations to be one of the strongest aspects of this children’s book.
Definitely give this book a shot. The illustrations are delightful, and little listeners or young readers will take great pleasure in engaging in the story, and a familiar story at that. This is the kind of book that works perfectly for a read aloud, whether to a group or not. A good picture book can is one of the best ways to have a fabulously fun time with a child, and Huff & Puff provides great, engaged entertainment for both kids and adults alike.
Monday, May 21, 2012
Friday, May 18, 2012
En 14 Preguntas
Monday, May 14, 2012
Una storia con tanti no
Una storia con tanti no
Video realizado por los chicos de BookBlog en la Feria de Turin.
Video realizado por los chicos de BookBlog en la Feria de Turin.
Barcelona
Con los inquietos y geniales niños de Lara Reyes en la Escuela Francesc Aldea i Perez.
Las Talpetes dibujando los osos de "No".
Las Talpetes dibujando los osos de "No".
Wednesday, May 9, 2012
Tuesday, May 8, 2012
Monday, May 7, 2012
Praise for Huff & Puff
From Books4yourkids
"As a long time story reader at the bookstore where I work, I can
tell you that there are not enough GOOD books on the shelves that offer
what Huff & Puff does. Much like the gap in quality
reading material that seems to exist at the third grade reading level, there
seems to be a gap between the simplistic and instructive board books and
traditional picture books. Simple, short story books aimed at toddlers
that have a well written story and engaging illustrations are out there (Eric
Carle's Head to Toe and Peggy Rathmann's Goodnight
Gorilla are my go-to books when I have toddlers at story time) but
there is certainly room for more, especially if they are as superb as Huff& Puff.
From Children's Literature Network
Folktales have always changed to reflect the moral standards of their times as well as help shape them. They are not meant to be static and fixed. It's in their bones...And if they weren't constantly reissued, I would have missed out on some fabulous new books. My new favorite is Huff & Puff by Claudia Rueda. This interactive retelling of the Three Little Pigs is so cool. It has holes in it and children can play the part of the wolf by blowing through the holes.
http://www.childrensliteraturenetwork.org/blog/sss/?tag=folktale-classics
From Shelf-Awareness
Youngest fans of the Three Little Pigs will feel both
smart and indispensable in this interactive paper-over-board twist on the
classic.
Children will want to
follow the pigs on the endpapers right back to the beginning. Sure to be a
family favorite.
Saturday, May 5, 2012
Nati Per Leggere Award for NO
The Italian edition of my book NO has been the recipient of this year's Nati Per Leggere (Born to Read) Award!!! This award aims to support the best editorial production for preschoolers in Italy and to recognize the creativity and commitment to the Born to Read project.
The national programme “Nati per Leggere” is meant to inspire an early interest in books and reading. The project is supported by the Italian Library Association (AIB), the association of pediatricians (ACP) and the child health centre (Centro per la Salute del Bambino, CSB).
Here's the link to their site http://www. natiperleggere.it/index.php? id=174
The national programme “Nati per Leggere” is meant to inspire an early interest in books and reading. The project is supported by the Italian Library Association (AIB), the association of pediatricians (ACP) and the child health centre (Centro per la Salute del Bambino, CSB).
Here's the link to their site http://www.
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